250516 Riapro questa pagina di log è vedo che uno degli ultimi log era su Prince. È morto non pensavo che sarebbe successo così presto, e mi dispiace. Faccio parte di un collettivo di persone che si sta dispiacendo, anche il dispiacere è un fenomeno sociale, condivisibile, commentabile. Quando cammino fantastico, creo dei mondi alternativi dove succedono cose, credo sia normale. In uno di questi mondi sono caduto in coma, diverse volte e passano molti anni e io non mi risveglio dal coma e chi mi segue ogni volta che esce un nuovo disco di Prince lo compra, mi mette le cuffie e me lo fa ascoltare, per vedere se mi risveglio. Io non mi risveglio ma rimango aggiornato sulla discografia di Prince, anche quando sono in coma. Questo per avere una idea, ma non so di cosa.
131014 Testing microdata page.
081014 Non posso scrivere una recensione di un disco di prince, scrivendo, voglio dire, se e' bello o brutto. Non posso farlo per motivi legati alla mia storia: il primo disco che ho comprato nella mia vita e' stata la sigla di candy candy, il secondo la colonna sonora di ghostbusters, il terzo Parade di prince, 1986. Sono stato sfortunato: Parade e' il piu' bel disco di Prince in assoluto. Oggi, a quasi quarantacinque anni di distanza dalla mia nascita potrei dire che Parade e' uno dei pochissimi dischi di Prince che si possono ascoltare senza provare un vago senso di vergogna.
All'epoca sconbussolo' tutto quello che sapevo del pop, ovvero candy candy e ghostbusters. Ma anche altre cose che sentivo. E' stato il disco che mi sono chiuso in camera, l'ho messo sul piatto, ho messo la puntina e dopo un po' che sentivo il primo pezzo e' sbucata la testa di mio padre che mi ha detto, mi spiace fabrizio, e' fallato, domani lo andiamo a cambiare, e io gli ho detto non e' fallato e' Prince, e' proprio cosi'.
Da li' in poi Prince ha fatto more or less un disco all'anno e io l'ho sempre seguito con un affetto che dopo un po' e' diventato patologico, ma comunque la mia vita e' scandita dall'album di Prince contestuale agli avvenimenti.
Ho scoperto Lovecraft con Parade. Ho laciato la casa dei miei con O)+> Mi sono innamorato all'epoca di Come. Sono caduto da un muro con Gold Experience. Ho tamponato un tumore della pelle con Emancipation. Ho cambiato casa con Crystal Ball. Ho preso la mia seconda casa in affitto con Kamasutra. Ho fatto i lavori di ristrutturazione con Rave. Ho fatto un figlio con The Rainbow Children. Ho fatto un secondo figlio con Musicology. Ho sofferto, male, con 20ten. Eccetera.
Proust mi fa un baffo.
Comunque. La carriera di Prince. Prima è stato bravo, poi cattivo. Toccami per saperne di più.
Il primo disco e' un disco pop, con venature elettroniche e soul. Il secondo disco e' un disco pop rock, di una band di ragazze piu' lui. Cantano, compongono e suonano tutti, non solo lui.
Qui sotto ci sono le impressioni dei due album, toccatele solo se siete davvero motivati.
Plectrum Electrum non mi è piaciuto.
Art Official Age, sì
230914 Qualche giorno fa ero con primogenito che cercavamo in rete giochi in telnet. Dal web trovavamo siti non aggiornati da decenni con link a MUD, MUCK, BBS e altri servizi raggiungibili via telnet. Ad un certo punto mi trovo in una BBS chiamata Galacticomm, si presenta come un servizio commerciale e sembra quasi di fare un salto nel tempo negli anni novanta. Non conoscevo la storia di Galacticomm. Cercando su internet trovo riferimenti a questo sogno americano senza happy ending, la vita di Timothy Stryker, programmatore, inventore di videogiochi geniali, la costruzione di una rete di BBS, servizi commerciali telematici, una famiglia, quattro figli, l'arrivo di internet, i ritardi (forse) nel capire un mondo informatico che stava cambiando, il suicidio, la svendita della società, la fine. La rete è implacabile e narrativa: trovo le interviste alla moglie, alla sorella, scopro la sua parte narrativa e i legami con la mia storia. Timothy Stryker è infatti dietro a due motori che ho conosciuto ai tempi di videotel: Kyrandia e Fazuul. Kyrandia è stato il secondo MUD italiano dopo necronomicon (con buona pace di chi pensa ancora di aver scritto il primo cinque/sei anni dopo), su cui ero stato per un po' di tempo. Ricordo anche un terzo MUD su videotel dal nome strano, non mi stupirei che fosse stato Fazuul o qualche sua derivazione. I piani temporali si appiattiscono nel digitale: leggo oggi news-on-line di trent'anni fa che sollevano pietre della mia memoria personale.
010814 L'anno scorso mi ero divertito d'estate a creare un grosso disegno in SVG da navigarci dentro come se fosse un gioco. Questa volta il rilassamento estivo sarà diverso: voglio provare a vedere se riesco a creare via javascript un supporto a una specifica W3C che mi affascina molto, ma che non è mai stata implementata da nessun browser. Parlo di XLink
, e nello specifico dei link extended
e di arc
. In pratica l'idea è che si possa creare un link da una fonte a una molteplicità di altre fonti (anche granulari) che possono essere lette in un determinato ordine, per poi eventualmente tornare al punto di partenza. L'implementazione che ho in mente è ebook-oriented. Poniamo che noi si stia scrivendo qualcosa su Gregorio Magno e si citi un avvenimento che è stato trattato, sotto altre angolazioni storiche o politiche, in altri tre punti del nostro ebook. Invece di mettere "vedi a pagina..." o di andare a puntare ad una nota, toccando l'avvenimento l'ebook va a prendersi i tre punti in questione, li assembla, e li presenta alla lettura dello studente. Il link non è più un saltello da un punto all'altro, ma una relazione tra elementi che - come tale - può essere utilizzata per lavorare sui materiali stessi. La mia idea è di usare la dichiarazione del vocabolario XLink
, ma di inserire un onclick
connesso ad uno script Javascript (probabilmente via XMLHttpRequest
) che vada a fare il lavoro che il browser dovrebbe fare ma non fa. Il fatto che XMLHttpRequest
sia supportato in locale con IBoooks e EPUB3 rende questo divertimento estivo anche diversamente utile in prospettiva editoriale. Se ce la faccio andrò anche in spiaggia, promesso.
100714 Sto usando in queste settimane un ebook reader, l'Onyx M92. Si tratta di un modello non nuovissimo, anzi per diversi aspetti già datato tanto che tra poco ne uscirà una nuova versione con diverso firmware e funzioni. Nonostante questo ci sono alcune cose che mi attirano molto e che sarebbero un buon punto di riflessione per il reale utilizzo di eReader pensati per lo studio. La prima è lo schermo grosso. Nonostante la risoluzione non sia eccezionale (ben lontana dai 250ppi dei modelli più recenti) la visione di pagina di un eReader 9.7 pollici è davvero interessante. Non tanto per i romanzi, quanto per testi di giornalismo o saggistica, dove finalmente è possibile avere una visione abbastanza ampia per poter saltare avanti e indietro con gli occhi e cercare e ritrovare dati e informazioni. La seconda cosa è che non è touch: nessun incubo di toccare lo schermo e vedere pagine che si girano, opzioni che si selezionano da sole e altre amenità. La terza cosa (collegata poi alla seconda) è che ha un pennino. Quindi è possibile appoggiare la mano sullo schermo e sottolineare con una precisione e velocità impensabili con altre device touch. La quarta (collegata alla seconda e alla terza) è che una volta che si è sottolineata una porzione di testo non succede niente: niente pop-up, menu o cose del genere. Si continua a studiare e sottolineare (tranne quando si incanta il firmware, ma questo è un altro discorso). Questi ultimi tre punti sono importanti: con questo vecchio modello la velocità di utilizzo prevista dalla device è ragionevolmente simile a quella effettivamente necessaria quando lo studente è sotto con il testo. Invece di mostrare le inutili possibilità di condivisione, annotazione, ricerca di altri sistemi, molto efficaci in fase di promozione della device, ma utili come un mattone sulle dita in fase di studio reale di un testo, questo modello è (parzialmente) utilizzabile anche per studiare davvero, non con aggiunta di funzioni, ma con una rimozione di quelle che impediscono la funzione di studio. Essendo il nuovo modello in arrivo basato su touch e con un firmware rifatto da zero, temo che questo assai perfettibile ma fortunato design minimalista non avrà un seguito a breve termine. Vedremo.
Ieri cammino con primo secondo e e terzogenita a Borgio Verezzi, paesino marittimo in cui ho passato una buona fetta della mia infanzia estiva e - come sono solito fare - indico i posti e spiego ai miei figli le cose che ho fatto e dove quando avevo la loro età, faccio questa cosa per rendermi il più sgradevole possibile e fare in modo che il complesso di edipo abbia un rapido e felice completamento. Ad un certo punto arrivo ad una tabaccheria e dico con voce sognante, eh qua ho comperato il mio primo librogame, Lupo Solitario, prima edizione, sospirone. Primogenito guarda la vetrina e anche io la guardo come se potesse ancora esserci un librogame dentro e poi lo vedo.
Mondadori.
Ke amico 6? il Librogame di Amici. Di Luca Zanforlin.
Deglutisco freddissimo.
Amici, quello di Maria de Filippi. Spiego la cosa a primogenito con un certo imbarazzo e poi mi allontano e penso, ma come, i librogame non erano una cosa curiosa per vecchi nostalgici, come qualcuno diceva fino a poco tempo fa? Non erano una cosa che i ragazzi se ne fregano?
Invece mondadori ne fa un librogame target adolescenziale.
Non è che avranno anche fatto l'ebook? Mi chiedo.
La notte scopro che, in pratica, c'è una nuova "polistoria" in italia. Non nostra, eh, di Mondadori.
Non solo hanno fatto l'ebook, ma hanno anche fatto il demo giocabile per iPad e Kindle e hanno arricchito il libro: in ogni bivio dell'ebook infatti c'è un pulsantone facebook e twitter per condividere "live" le scelte che stai facendo. ePub e Kindle, con scelte ipertestuali.
Ora, faccio outing: mi pare un buon prodotto. Ho letto la prima parte del demo e niente da dire, mi pare un buon prodotto. Sui contenuti ho spesso la pelle d'oca, ma il disegno e il target sono chiarissimi, il testo è tipico racconto adolescenziale in prima persona, proposizione delle scelte sintetico e rapido, dialoghi via WhatsApp (resi anche con grafica diversa, per quanto basilare).
Ecco, quattro anni fa quando abbiamo iniziato a fare narrativa interattiva in ebook mi sentivo spesso guardato come una specie di visionario. Sono passati quattro anni e il format con cui siamo partiti nel 2010 diventa patrimonio di Mondadori, che lo usa per un target di giovanissimi peraltro.
Tante considerazioni mi piacerebbe fare, preferisco la nuda proposizione del fatto in sé.
230514 Se mi chiedessero cosa vorrei nel formato EPUB3.1, tra le cose che metterei in cima alla lista c'è un attributo archeologico risalente al periodo mobipocket pre-kindle. Si tratta di <mbp:pagebreak crossable=no>
. Questo semplice attributo diceva all'ebook reader, fai una interruzione di pagina, e rendila non crossabile
. Ovvero: non si può girare pagina. Fine della storia. Magari di pagine dopo questa ce ne sono altre, ma ci devi arrivare per altri modi. Attenzione: non si tratta di qualcosa di folkloristico, è l'abc del digitale.
In epub2 e EPUB3 non è possibile fare niente del genere: epub parte dal presupporto che esista una sola storia lineare che si sviluppa, a cui - al limite - possono essere agganciati elementi non lineari (la cui gestione, per inciso, è evanescente). In ePub stiamo comunque ancora facendo dei libri di carta, magari animati, ma di carta, pagina dopo pagina. E <mbp:pagebreak crossable=no>
non è l'unico elemento arcaico che è di parecchie spanne superiore alle specifiche successive. Nessuno si ricorda che in mobipocket era possibile creare dei database per fare dizionari? Non scherzo.
210514 Sto lavorando in EPUB3. Sono scettico però sul multimediale a tutti i costi. Cambiando gli strumenti cambia anche il linguaggio, e il prodotto. Più interessante lavorare sulla pura interattività del leggere.
180314 Nella mia vita ho fatto molti errori e ho dato molti giudizi superficiali di cui mi sono poi parzialmente pentito. Lo faccio spesso ed è un modo per semplificare la realtà, ma è anche un segno di immaturità, grazie al cielo. Uno di questi è stato il mio disprezzo per i netbook da poche centinaia di euro, con le loro tastierine inutilizzabili. Ne ho rubato uno a primogenito, che è passato a una macchina più grossa, gli ho aumentato un po' la ram, sto aspettando una batteria nuova, ci ho messo sopra ubuntu e devo dire che mi ci diverto un sacco. E - dopo qualche tempo - le mie dita hanno iniziato ad abituarsi alla tastierina e riesco a scrivere messaggi come questo. Divertente provare ubuntu, installare cose, usare programmi mai visti prima, e lasciarsi alle spalle il mondo unico di apple. In un certo senso usare un sistema come questo mi riporta indietro alla prima macchina che ho utilizzato, quell'apple II in cui si era costretti a scrivere un po' di codice per farlo funzionare. Mi diverto e lo trovo un sistema più umano di windows 8, con il quale proprio non mi trovo, e con tutto il mondo dei tablet e dei loro store.
110214 Oggi in edicola ho visto l’ennesima reincarnazione dei testi EM, la collana enciclopedia diretta da Umberto Eco. Il volume sul vicino oriente antico e quello sulla grecia sono stati divisi per argomenti e venduti in testi più leggeri da 10 euro l’uno allegati a Repubblica ed Espresso. Vedo che poi la collana prosegue con quelli su Roma. Non è chiaro se poi proseguirà anche con i testi sul medioevo e secoli successivi.
Già stata cd-rom (la parte sul medioevo almeno), e diventata sito di consultazione on-line, l’opera di Eco è un ottimo esempio di fruizione trasversale di contenuti in media differenti: carta, edicola, web, ebook.
Personalmente, dopo aver provato per una settimana la versione on-line e dopo aver sfogliato in edicola anche questa versione slim del testo, continuo a preferire la – pur perfettibile – versione ebook. L’enciclopedizzazione trova nella lettura in digitale un suo naturale compimento, molto più che gli scomodi volumetti cartacei.
Resta il rammarico, per gli ebook, di alcune scelte penalizzanti: i DRM adobe; la gestione grossolana dell’apparato iconografico; la marcatura piatta dei dati che impedisce di avere bibliografie, cronologie e indici analitici interattivi; e il prezzo, ancora decisamente fuori mercato, nonostante il recente abbassamento di un centesimo (il volume che comperai a 29,00 euro sul medioevo oggi costa 28,99).
Ma tutta l’operazione rimane decisamente interessante sia a livello contenutistico che distributivo.
051213 Antefatto. C'è stato un tempo in cui scrivevo molto, davvero tantissimo, continuamente ogni volta che avevo tempo di farlo, romanzi su romanzi che poi mi tenevo lì, blog, racconti, satira, versi, scrivevo in un flusso continuo senza fermarmi mai. E per tanto tempo, quando arrivavo ad aver scritto per due o tre anni un romanzo che si vedeva chiaramente che andava mollato e che non funzionava, io dicevo ok, e continuavo a scriverlo, lo ricominciavo, lo editavo. Ci sono romanzi che ogni tanto ancora adesso aggiungo un pezzo che li ho iniziati nel novantacinque del secolo scorso e che non mi ricordo nemmeno più bene come iniziassero, ma io continuo a scriverli.
Scrivevo ogni volta che mi capitava di farlo, di sera, di notte, per strada, in coda alle poste, al fisco, nella pausa pranzo, quando potevo aprivo il duo e scrivevo. Il powerbook e scrivevo. Mi alzavo alle cinque del mattino prima degli altri e scrivevo.
Poi qualche anno fa fortunatamente ho smesso.
Svolgimento. Qualche giorno fa mi arriva una mail in cui mi indicano una piccola casa editrice che raccoglie racconti di fantascienza per una pubblicazione. Non li conosco, ma chi mi indica la casa è uno che scrive bene, e penso, eh ora io non scrivo più, ma ho ancora del materiale. E penso a un romanzo a cui avevo lavorato per molti molti anni, un soft-porn-sci-fi intitolato Razzi e cazzi che non ho mai terminato e che ho la certezza di non terminare mai. Ma di cui ricordavo di aver scritto alcune belle pagine sull'amore tra un terrestre e una donna gatto aliena. Lo esporto da quei maledetti programmi per aiutare lo scrittore a fare romanzi
, e edito due capitoli in particolare che penso possano funzionare bene anche come racconto lungo.
Fatto. Mi trovo a leggere parecchie pagine che non ricordo assolutamente di avere scritto. Il grande flusso di cui parlavo prima aveva il vantaggio che ricordavo poco o niente delle cose che avevo scritto e quindi mi trovo a editare uno scrittore che mi somiglia, parecchio, ma che non so chi sia. Mentre leggo di tanto in tanto dico tra me e me ma come diavolo avevo fatto a scrivere questa roba
. Non è un giudizio di merito, è un giudizio di alienazione. In fondo è fantascienza.
C'era questo venerandi degli anni novanta e poi del nuovo millennio che parlava a ruota libera del dolore, della passione, della voce interiore, del senso della vita, della cosmologia terrestre e non so identificare la vita reale che lo aveva portato a scrivere quel materiale. Cosa aveva in testa
, continuo a chiedermi con lo stesso contrastato sentimento di affetto, ammirazione e depressione che sta all'ombra di ogni architettura letteraria.
Alla fine lo chiudo, taglio via un sacco di roba, edito le parti perché siano coerenti tra di loro e poi lo spedisco alla casa editrice. E mi sento a disagio, come se stessi maneggiando il lavoro di qualcun'altro che mi aveva affidato i suoi materiali e che adesso sfrutto mettendoci sopra il mio nome.
031213 Sto continuando a leggere con e-reader l'Ulisse di Joyce, nella doppia traduzione Einaudi/Newton Compton. Come faceva dire Forlani ad uno dei suoi personaggi:
E poi, come se non bastasse non aveva mai avuto un debole per Joyce, la cui lettura, dell’Ulisse in particolare, l’aveva mandato su tutte le furie.
— Questo fottutissimo scrittore mi fa sentire un coglione.
Per fortuna non è una sensazione così sgradevole, anzi.
Altra cosa: dopo aver maledetto per troppo tempo i keystroke per ottenere apostrofi e virgolette tipografici, gli ho destinato un tasto per uno. “Era l’ora” direbbe qualcuno.
101113 Da oggi gli elementi che contengono delle informazioni aggiuntive, in genere leggibili fermandosi con il mouse sopra, sono sottolineate con dei pallini verdi
061013 Intrigato da Maria Cecilia, ho cominciato qualche giorno fa un corso on-line su Coursera intitolato Automata, in cui si tratta, tra le altre cose di Undecidable problems [...] those for which no computer solution can ever exist, while intractable problems [...] those for which there is strong evidence that, although they can be solved by a computer, they cannot be solved sufficiently fast that the solution is truly useful in practice
. Umanisticamente, l'idea di studiare problemi senza risoluzione, o problemi la cui soluzione richiederebbe talmente tempo per poter essere risolta da risultare inutile, mi affascina moltissimo. Per certe cose mi ricorda i problemi ricorsivi di prolog. Non so se riuscirò ad arrivare a fine corso perché le skill matematiche richieste sono ben al di sopra alle cose che ho studiato ai tempi del classico, ma per ora le prime lezioni sono molto divertenti. Passare poi alla sera un ora davanti a questi video in inglese, leggendo e correggendo i sottotitoli e facendo di tanto in tanto gli esercizi proposti, mi conferma di quanto sia obsoleto per me il mezzo televisione.
Ho anche speso un po' di tempo su Xlink e TEI per capire come funzionassero i link multipli e bidirezionali in questi sistemi XML. Non posso dire di aver fatto delle prove definitive, anzi, mi pare di aver capito che il supporto di questi sistemi di ipertesto non sia particolarmente sviluppato. Però l'idea di creare un ipertesto verso una serie di elementi facenti parte di una struttura testuale, non contigui, è davvero affascinante. Non il link concepito come saltino meccanico tra una pagina e l'altra, ma la creazione di percorsi diversi attraverso sistemi coerenti di testo. Altroché ebook multimediale.
200913 A settembre non cadono le foglie, ma fioriscono nei blog di tutto il mondo i consigli su come impostare la propria attività lavorativa, specie se digitale, ancora di più se editoriale. Accanto a consigli comprensibili, come quelli di vendere in bundle ebook ed equivalente libro cartaceo, apro una parentesi, il che è una implicita ammissione di sconfitta per il digitale, non solo perché si palesa il fatto che l'ebook non è in grado di sostituire in toto il libro di carta, abbiamo ancora bisogno del libro di carta, apro una seconda parentesi, anche se vale il contrario, non mi basta più solo il libro di carta ed ho bisogno anche di quello digitale, chiusa parentesi tonda interna, non solo dicevo perché si palesa che l'ebook non è indipendente, ma soprattutto perché si riduce l'ebook ad essere una appendice del prodotto che resta principe nella sua progettazione, ovvero il libro di carta di cui l'ebook è un utile surrogato, chiusa parentesi tonda esterna, dicevo, accanto a consigli comprensibili come il summenzionato affogato in confuse ipotassi, si trovano alcune considerazioni che io sono sicuro di aver già sentito tempo addietro, tra cui quella in cui si dice che content is not the king, il contenuto non è così importante, ma è importante l'accesso al contenuto stesso, quello che si deve far pagare - in sostanza - è la possibilità e la facilità di accedere ai dati. Non i dati. E qui, da creatore di dati, mi chiedo se veramente questa sia una novità del digitale. Ovvero: davvero quando comperiamo un tradizionale libro cartaceo compriamo un contenuto, o anche in quel caso paghiamo una forma che ci permette di accedere ai dati stampati all'interno della forma libro? Io penso che da sempre si paghi l'accesso ai dati, non è un caso che buona parte del prezzo di copertina di un libro di carta finisca nelle tasche dei vari intermediari che si occupano della distribuzione, ovvero di coloro che facilitano/complicano l'accesso ai contenuti. Fine dello sproloquio.
A settembre viene anche annunciato un nuovo eReader, il Cybook Ocean, un otto pollici, touch, con wi-fi, sovra-illuminato a un prezzo che dovrebbe assestarsi sui 160 euro. Alla faccia di chi diceva che gli ereader non li fanno più perché ormai tutti leggono su tablet. La nota negativa (che è poi la stessa del Pyrus Maxi) e che questi otto pollici hanno lo stesso numero di pixel del mio acciaccato iLiad, che è un prodotto di cinque, sei anni fa. I ppi sono pochi, attorno ai 160, e la differenza rispetto ai 250 di prodotti più recenti come il Kobo Aura HD è abbastanza evidente. Sono comunque curioso di vederlo al lavoro, visto che il Kobo Aura HD - per le annotazioni - è sostanzialmente inutilizzabile.
Postuma sed non ultima res, ho giochicchiato in questi ultimi tempi con tre cose che cambiano, ma ne parlo altrove, nel freddo mondo esterno di internet.
310813 Ho finito il mio disegno in SVG intitolato ALGIS. Si tratta di un disegno che utilizza fragment identifier e alcune semplici animazioni per creare un adventure grafico anni ottanta. Niente javascript e niente codice, solo SVG.
070813 Oggi ho iniziato una galleria fotografica della mia vita, usando solo le foto che ho perso o distrutto nel corso degli anni. Questa notte invece ho compilato per Mac Os X Intel lo spreadsheet abandonaware Flexisheet.
310713 Una settimana in cui ho potuto finalmente dedicare del tempo a XQuery e alla programmazione dichiarativa. Era da tempo che volevo continuare lo studio di Prolog e di XQuery: il primo per pura ginnastica e perché pensavo che potesse essermi utile per entrare in modalità dichiarativa per risolvere un po' di problemi che avevo invece con XQuery, con alcune query che da tempo volevo mettermi a perfezionare. Ho iniziato a studiare Prolog quando ancora andavo al liceo Classico, si parla della fine degli anni ottanta. Terminate le lezioni di latino e greco mi fermavo per seguire un corso sperimentale di Prolog dove avevo accesso a intoccabili PC-DOS con i loro Turbo-Prolog. A casa poi riprovavo le cose imparate sul CP-M del mio Apple ][+. Ma arrivati ad uno dei cuori del Prolog, ovvero le varie ricorsioni e divisioni delle liste in teste e corpi da smozzare, l'interesse era certamente calato. Nel corso degli anni ho poi provato a finire la mia microformazione al riguardo, usando anche il tremendo Programmare in prolog di Clocksin - Mellish, un Franco Angeli da 48 mila lire che cito anche in L'ultima avventura del signor Buonaventura. Per dire, gli incubi che uno si porta dietro. Studiarlo ora, il Prolog, che è un linguaggio se non morto non certo in grandissima salute, mi riporta alle altre lingue morte con cui lo studiavo al tempo: latino, greco, prolog. È un atto dovuto. Diverso il discorso per XQuery che è invece un divertentissimo linguaggio per l'interrogazione XML, che utilizzo pesantemente per creare ebook. Gli studi di questi giorni sul tremendo (anche lui) tomo della Wamsley (Xquery il fantasioso titolo) e la scoperta che Saxon EE supporta le specifiche del XQuery Update Facility, mi hanno permesso di togliermi alcuni pietroline dalle scarpe, ovvero creare un generatore di briciole di pane, un mangiatore di briciole di pane, un generatore di indici analitici numerati, un generatore di id
e un generatore di percorsi vedi anche. Tutte cose che prima dovevo generare con diverse XQuery parziali, un po' di codice Python e tanto (troppo) lavoro manuale. Questo aprirebbe un grosso discorso sul perché e il perdove si debba utilizzare la programmazione per la progettazione di ebook, ma ho terminato di caricare ebook sulle piattaforme di distribuzione e il tempo per questi interessanti discorsi è terminato. Dico solo, in fretta, che si possono anche fare ebook senza sapere programmare, come (incredibilmente) ci si può nutrire senza sapere cucinare. Ma se si sa cucinare si può mangiare con più varietà, con tutte le ricette che capitano sotto mano, spendendo molto, molto meno. Ed è anche divertente.
250713 Oggi mi sono divertito a rifare l'abc di un xml per fare poesie.
180713 Alla fine mi sono comprato, in ebook, sia l'Ulisse di Joyce Einaudi, sia quella Newton Compton. Spesa totale: 12 euro. Ora continuerò a leggere trasversalmente tutte e due, usando anche le note della Newton Compton. La traduzione di Terrinoni, leggendola, sembra di leggere una buona traduzione. Quella di Celati sembra di leggere un romanzo. Entrambe danno qualcosa.
Se mai ti passasse per la mente di acquistare quella della Newton Compton, ti consiglio caldamente di aggiungere/correggere questi CSS:
sup {line-height:60%}
.infratesto2, .note
{
text-indent: 0px;
font-size: 0.8em
}
.infratesto4, .note
{
font-size: 0.9em
}
.infratesto5
{
font-size: 0.8em;
margin-left: 60px;
}
.infratesto7, .note
{
font-size: 0.8em;
text-align: center;
}
a
{
text-decoration:none;
border-bottom:1px dashed grey;
}
Questi cambiamenti rendono gli incisi e le note proporzionati al testo che li circonda, scalabili dal lettore (altrimenti, su device ad alta densità di pixel come Kobo appaiono illeggibili perché troppo piccoli e - sigh - non ingrandibili), aggiustano l'interlinea sbagliato delle note, e creano una sottile linea tratteggiata grigio chiarissimo sotto le espressioni del testo che rimandano alle note esplicative (altrimenti i link su e-ink sarebbero invisibili...).
Buona lettura.
020713 Ho aggiunto una mia foto al sito.
260613 Grosse soddisfazioni serali nell'uso di Pygame e Arduino.
180613 In questa pagina del mio sito trovate una poesia digitale (work in progress). Va un po' accarezzata e un po' toccata.
120613 Oggi è il giorno del mio compleanno e ho deciso di celebrare l'evento con un regalo. Non a me, che già ho avuto più di quanto potessi desiderare, ma all'umanità tutta, o più nello specifico ai lettori digitali interessati al latino. Si tratta di una laboriosa conversione del Lewis & Short, un classico vocabolario latino inglese, che puoi scaricare per il tuo Kobo.
Siccome non è possibile aggiungere vocabolari a Kobo, senza il volere di Kobo (della serie il pallone è mio e ci gioco solo io
), per utilizzare questo dizionario su Kobo è necessario sacrificare un altro dizionario.
Per farlo bisogna essere un po' smanettoni, o avere un amico smanettone o - meglio ancora - un'amica smanettona. Si connette il Kobo al computer, si va nella cartella KOBOeReader/.kobo/dict
e si sostituisce (ad esempio) il vocabolario italiano con questo latino.
Puoi scaricare il vocabolario cliccando su questa scritta
Sto anche provando a farne una versione per Kindle, ma il mio primo tentativo non ha generato un vocabolario funzionante, e il secondo tentativo è un'ora che frulla scrivendo su un file di 0k
, quindi per oggi soprassiedo.
Ringrazio il progetto Perseus, responsabile della digitalizzazione originaria, Diogenes, software che mi ha permesso di accedere ad un TEI del dizionario, il progetto Penelope di Alberto Pettarin di Smuuks, autore del codice che genera il vocabolario a partire dal mio lavoro, e ovviamente OxygenXML e Xquery, senza i quali non sarei riuscito a fare nulla.
Se ti interessa questo lavoro, compra un ebook di quintadicopertina, così ho più tempo da dedicare a diversi progetti di editoria digitale. Fammi anche sapere se saresti interessato a un vocabolario latino-italiano commerciale per ereader.
Buon compleanno!
010613 Ieri sera la mia consorte mi ha portato a sentire questo concerto che Sananda Maitreya ha tenuto a La Claque a Genova. È stata un'esperienza catartica: vedere questa ex-popstar in un piccolo locale dove qualche decina di persone lo guardava senza capacitarsi del tutto di averlo lì a due metri da sé, io non lo so perché lo faccia. Perché continui a comporre queste pop-rock-song fuori dal mercato, a fare questi tour di pochissime date in luoghi improbabili con pochissimo pubblico, senza mai fare nessuna di quelle canzoni per cui è diventato famoso negli anni ottanta, ma urlando invece i brani appena composti per i suoi dischi autoprodotti. Mi chiedo che effetto gli faccia, dopo aver fatto concerti davanti a migliaia di persone, con folle che urlavano che lo amavano, dopo essersi fatto crocifiggere su Rockstar, essere lì alla Claque a Genova in questo localino a fissare i nostri occhi che cercano inutilmente di fissare per sempre nella memoria quelle due ore di musica.
Me lo chiedevo mentre snocciolava i suoi sconosciuti brani di Return to Zooathalon e si dava senza risparmio, per poi mettersi a improvvisare nella parte finale del concerto e sparire di nuovo per le strade che portano a Milano.
È stato catartico e normale vedere una persona salire su un piccolo palco e fare le sue cose nuove. Mi ha dato l'idea che è sempre possibile buttarsi dietro le cose che si sono fatte e ricominciare con prospettive diverse.
Alla fine ho preso anche uno dei cd che mi mancavano, Nigor Mortis, e il tipo mi ha detto che se volevo avrei potuto farmelo autografare, se aspettavo un po'. Ho ripensato al concerto di poco prima, agli occhi di Sananda che passavano sul pubblico a guardarci, a cercarci, che passavano su di me e non mi riconoscevano come non riconoscevano nessuno di quelli che erano in sala e ho risposto di no, che preferivo non avere l'autografo, grazie comunque, e me ne sono andato con quel tipo di ragazza che mi aspettava fuori fumando e guardando se il cielo c'era ancora o se era precipitato.
300513 Ho provato a generare un XQuery sui cite
utilizzati in questo log, per vedere se è possibile utilizzarlo anche per testi on-line. Funzionava. Preso dall'entusiasmo ho provato a installare un miniserver XQuery in Javascript che generasse dinamicamente l'elenco delle cose citate, e contro ogni mia aspettativa: Funziona. Questo apre prospettive alla mia creatività che non riesco nemmeno a delimitare. Ma devo giocare a Carcassonne.
290513 È successo che Elettra abbia inavvertitamente lasciato il suo iPhone 3 nei pantaloni e che poi abbia avvertitamente messo i pantaloni in lavatrice. Quaranta gradi e centrifuga. Elettra ha poi preso, lacrime agli occhi, un nuovo smartphone con sopra android. Carino peraltro.
L'iPhone resta spento per un giorno, viene acceso il giorno dopo per cercare di sincronizzare i contatti, e ci si riesce anche se lo schermo è pieno di macchie, il touch si attiva da solo e non si riesce a spegnerlo. È impazzito. Resta altri due giorni fermo, lo si riaccende e funziona. Ha una macchia nel centro dello schermo, molto bella, ma per il resto sembra funzionare perfettamente. I cinesi sanno quello che fanno.
Elettra, dopo averci un po' pensato, si tiene l'android e mi lascia l'iPhone, per sostituire il mio vetusto z1010.
Io dico, oh finalmente entro nel magico mondo delle App. Girerò anche io come un rabdomante con un blocchetto tecnologico in mano tappettandoci sopra.
Lo collego al macmini, lo upgrado al massimo sistema operativo per lui possibile, e appena acceso iPhone mi dice, ciao, vuoi che scarico anche Ibooks? Ibooks è il modo per poter leggere ebook sul tuo iPhone! E io gli dico, ok dai, in fondo è il mio lavoro.
E lui dice fantastico ora lo scarico. E poi mi dice, no, guarda, per usare Ibooks devi avere almeno iOs5. Non mi dice manco scusa, in fondo me lo aveva offerto lui. Inizia già a trattarmi come un pezzente.
E io ingenuamente penso, beh pazienza, dallo store unico apple potrò scaricare la versione precedente, no?
No?
La storia si ripete per buona parte delle applicazioni che cerco di scaricare. In pratica se hai un iPhone3 non puoi scaricarci sopra le nuove applicazioni, perché è troppo vecchio, ma non puoi nemmeno metterci le applicazioni vecchie, perché queste sono state sovrascritte nello store apple. Un perfetto meccanismo per la produzione di obsolescenza.
A proposito di irritazioni, il Kobo. Il Kobo legge ePub, e anche un suo formato che si chiama kepub. Detto meglio: il Kobo legge bene (abbastanza) il suo formato proprietario kepub, che è possibile utilizzare solo comperando gli ebook sul suo store, e fa leggere male il formato ePub, che incidentalmente è lo standard con cui tutti gli store vendono ebook (levata Amazon). Puoi leggere un ePub, certo, ma i link funzionano male, non sono sensibili; se cerchi di attivare un link verso la rete non lo attiva; i font embeddati vengono resi in maniera mediocre se non pessima; se lo metti in stop, invece di mostrare in full screen la copertina del libro che stai leggendo, crea una rachitica icona e così via fino a discriminazioni da mobbing digitale: se evidenzi un testo in ePub, l'evidenziazione viene fatta con un cupo grigio scuro che rende il testo evidenziato poco leggibile. Se evidenzi in kepub, il colore di fondo è un piacevole grigio chiaro.
Viene da pensare che questi giganti del digitale siano giganti con dei nani pesantissimi da portare sulle spalle. Pesantissimi e sempre meno sostenibili.
280513 Mi son riabbonato a La Stampa epaper, in pdf, per leggerla con Kobo Aura e venerdì vado ad un piccolo concerto di Sananda Maitreya. Un modo come un altro per dire che sto invecchiando?
080513 Una delle parti che mi ha più divertito di 2666 è quella in cui viene descritta l'attività editoriale della Germania post-bellica, e quella di un editore in particolare, Bubis. Nel testo è descritta con una certa schiettezza la motivazione che porta questo editore a scegliere i testi degli autori da pubblicare, ed è una motivazione tutta novecentesca. Non tanto la qualità, quanto l'innamoramento, nonostante il pubblico o la critica. La cosa è descritta in modo divertente e nobile, anche se non bisogna dimenticare che si sta parlando di un romanzo. Cioè qualcosa scritto da uno scrittore, ovvero una delle parti in causa. Quando uno scrittore parla di un editore c'è sempre conflitto di interesse. Ho detto innamoramento
, ma forse intendevo qualcosa di diverso, tenendo il mouse sulla parola per qualche secondo viene fuori. La pubblicazione, al di là degli aspetti contrattuali e commerciali, ha in sé qualcosa di eroico, un retaggio del secolo scorso. Un retrogusto tipografico: macchiare il mondo. Mostrare i segni inadeguati delle idee umane. Eccetera.
040313 Sono stato in un edicola stamattina, e ho dato un'occhiata al settore dedicato alle riviste di fumetti. Ce ne era una parete piena. Tometti manga, sottili marvel et similaria, bonelli e bonelliani. Il trionfo del fumetto di genere. Ho guardato bene. Sono praticamente sparite le riviste contenitore di fumetti. Quando avevo una ventina di anni ogni mese in edicola c'era Comic Art, Corto Maltese, Mangazine, Totem comix, L'eternauta, Kappa, Zero, Nova Express. Dentro si potevano leggere autori come Crepax, Hernandez, Moebius, Otomo, Edika, LLoyd, Masamune Shirow, Moore, Manara, McKean, Chaykin... All'epoca era un salasso cercare di seguire tutti questi mensili, ma dentro c'era roba che altrove non si sarebbe potuta trovare. Di tutto questo oggi non è rimasto niente nelle edicole. Le uniche riviste contenitore che ho visto sono Lanciostory e Skorpio, quelle che mia madre definisce le riviste di fumetti da parrucchiera e che - forse per questo - vanno avanti ininterrottamente dal 1975, ogni quindici giorni.
I fumetti d'autore sono stati rimossi dalle edicole e confinati in libreria. Ne ho parlato con Marco che mi dice che, secondo lui, chi va in libreria a comprare fumetti è gente della nostra generazione. Che non siamo stati in grado di passare questa passione ai nostri figli, o meglio: si è persa una generazione per strada.
La cosa mi fa venire in mente altri fenomeni editoriali e culturali. Penso ai librogame, alla quantità di collane e di libri gioco stampati e giocati negli anni novanta e a come il fenomeno sia imploso nel giro di pochi anni.
In quel caso i testi erano quasi sempre di genere, ma qualcosa ha divorato anche loro e non posso non pensare che questo altro che ha preso una generazione dopo la mia sia in qualche modo legato al digitale.
Le riviste, non solo di fumetti, erano un modo per avere accesso ad una rete culturale che era al di sopra di noi lettori, così come i librogame erano un modo per giocare con un universo legato a doppio filo con il d&d, l'interpretazione ludica americana.
Eppure questi mondi avevano una propria autonomia, non erano una moda del momento. Quando ho dato a mio figlio i librogame di Oberon, le uniche nuove ristampe di questi ultimi anni, ho visto in lui la stessa passione che avevo provato io. Fra due mesi viene ristampato tutto Love and Rockets e ieri, in una fumetteria del centro, ho visto albi editi recentemente di Arkahm Asylum, V for Vendetta, Black Kiss.
Ho pensato che fortuna averli letti già vent'anni fa.
Adesso molto di questo viene assorbito dalla rete, da youtube, da facebook. In più è possibile per chiunque avere interessi e materiali estremamente settoriali: ma questa cultura di nicchia non porta forse ad una ghetizzazione dei prodotti più sofisticati e difficili, anche all'interno di un ambito di cultura popolare? La famosa nicchia, il mercato trasversale che si crea grazie alla globalizzazione, non porta ad un livellamento verso il basso dei prodotti culturali generalisti di massa?
Chiedo.
040113 due giorni passati a mettere in ordine vecchie riviste, il che fa venire a galla molte domande su contenuto, contenitore, digitale e analogico. Love and rockets è solo un contenuto, o rileggerlo oggi in mezzo ai Comic Art degli anni ottanta e novanta ha un suo valore particolare e storico? Se lo scaricassi oggi come app per iPad leggerei davvero la stessa cosa? Gli ebook possono invecchiare portandosi dietro i segni del momento storico in cui sono nati o semplicemente diventano obsoleti e vanno sostituiti con nuovi prodotti? Il digitale ha la capacità di invecchiare?
A proposito di obsolescenza, da questo pomeriggio, grazie a Lorenza, ho un nuovo portatile: un adorabile powerbook 12 che va a sostituire il powerbook 12 che avevo stupidamente rovinato questa estate. Le copie originali di parecchi giochi per powerpc che i figli volevano giocare ringraziano sentitamente. E ringrazio anche io per poter continuare a taggare in viaggio e vivere l'esperienza borderline di avere una macchina il cui supporto è stato mollato da un po' tutte le case produttrici di software.
Ultima cosa, ho trovato in un antico negozio di fumetti del genovese il secondo dvd di Ghost In The Shell, Stand Alone Complex. Avevo comperato il primo dvd nel 2006 e mi ero detto, beh a prezzo pieno costano troppo, aspetto che non siano più una novità e che scendano di prezzo. Quando qualche tempo dopo ero tornato a cercarli avevo scoperto che non erano scesi di prezzo, erano direttamente usciti di catalogo. Così, dopo qualche avventura, ho inserito il secondo dvd e ho potuto vedere la seconda parte di una puntata la cui prima parte era iniziata nel 2006. Un particolare deja-vu.
Certo, me lo sarei potuto scaricare anni fa, ma un prodotto non è solo il suo contenuto, no?
031913 Ora se mi arriva un messaggio con oggetto vision, arduino inizia a far lampeggiare un led; se mi mando un messaggio con oggetto sound, arduino fa alcune note con un altoparlantino che ho strappato da un cellulare rotto. Non e' meraviglioso?
031413 Il fatto di avere una figlia febbricitante in braccio di notte mi ha permesso di giocare un po' con arduino. Ora quando ricevo una mail, si accende un led rosso sulla breadboard. Premendo un pulsante sulla breadboard si spegne il led e si apre il programma di posta sul mac. Autostima a mille. E poi mi chiedono perché non gioco più ai videogiochi.
030213 Altra idea che mi era venuta mentre ero in ospedale era quella dell'Atlante dei luoghi reali e immaginari in cui non sono mai stato, né mai starò. Con foto e illustrazioni originali dell'autore. Al tipo che mi frega i titoli dei libri che non ho ancora pubblicato consiglio di prendersi anche questo prima che mi venga voglia di farlo davvero.
Tra poco parto per Milano per un laboratorio di ebook, dove ripareremo gli ebook rotti che gli editori vendono in giro. Il pudore mi impedisce di dire i titoli, ma posso dire che correggeremo i seicento e passa errori di una antologia che non passa la validazione e aggiungeremo l'indice analitico a un ebook storico a cui l'hanno tolto. Il tutto a colpi di python, sudore e Xquery. L'informatica al salvataggio della letteratura.
Intanto ascolto Bowie, invecchio (lentamente), e faccio betatesting di un ebook di oltre 1400 pagine che non vede l'ora di essere zippato in ePub.
030113 Ho finito di leggere, in ebook, l'ultimo romanzo di Aldo Busi. Non me ne sono innamorato, ma l'amore nella letteratura non è tutto. È un grosso romanzo pieno di grandi pagine. Se l'è cavata meglio lui che Bowie, temo (sto sentendo l'ultimo album in streaming). Se siete capaci di leggere un certo tipo di libri, quelli che ti si attaccano al collo e ti succhiano via il succo vitale dagli occhi, allora ve lo consiglio. Magari poi lo rileggo, la prossima volta.
(oggi in auto, una epifania: una cover perfetta, Una giornata uggiosa fatta dai Cure. Tra le altre cover perfette, Wondrous Machine fatta da Prince).
022713 Ieri ho fatto per la prima volta nella mia vita il polpettone di fagiolini alla genovese e, sempre per la prima volta, le mie prime due canvas in html5
e Javascript
. Mi sento un ragazzino.
022613 Un messaggio sulle votazioni che ho scritto in una discussione su cittadellabbs, e che incollo anche qua per ricordarmi di averlo scritto.
Un terzo degli italiani ha votato ancora berlusconi e un terzo ha votato grillo. Non sono elezioni andate male, sono un termometro chiaro della nostra societa'. un terzo degli elettori ha votato grillo dal basso contro la casta. È un messaggio chiarissimo. E un terzo ha votato centro destra per vari motivi, tra questi che gli fa schifo la gente che c'e' a sinistra. Quando sento i miei conoscenti di destra parlare, non c'e' mai entusiasmo verso berlusconi, ma uno schifo, una preoccupazione, una completa sfiducia verso la sinistra che e' vista come un carrozzone di gente incapace, statalista, arrogante e scollegata dal paese reale. Non e' vero che i berlusconiani siano tutti degli idioti a rivotare berlusconi, molti votano – come me – quello che ritengono il meno peggio. Un po' come Danguard se vi ricordate, quando c'e' lo scontro con Doppler nella ricerca del decimo pianeta, e i buoni entrano nella nave dei cattivi e gli dicono ah finalmente vi abbiamo fermato, e i cattivi dicono, ma come, voi siete i cattivi, noi stiamo cercando di arrivare al decimo pianeta nonostante voi cerchiate di fermarci. Noi siamo i buoni.
Se ci sono delle ragioni per cui il centro sinistra dovrebbe vincere, queste sono offuscate dall'apparato e dalle persone che gestiscono questo apparato. Non solo confermano nella loro scelta gli elettori del centro destra, non solo hanno favorito la nascita di un partito anti-casta come quello delle cinque stelle, ma non convincono nemmeno noi di sinistra. Tutti gli elettori di sinistra che conosco hanno votato a sinistra di controvoglia, quando l'hanno fatto. Con un po' dello stesso schifo che hanno quelli di destra. La sinistra non e' riuscita a intercettare nessuna delle istanze di cambiamento radicale che fermentano in basso, nessuna delle richieste di rimodulazione sociale che sono nate anche dopo la crisi economica di questi ultimi anni. Perche' per intercettarle avrebbe dovuto lei stessa rivluzionarsi. Ma le rivoluzioni la sinistra in italia le fa fare solo ai grafici quando devono rifare i loghi.
022413 Prova di connessione Oxygen/Aruba/Twitter. Funziona!
022413 Oggi finito il laboratorio base a Milano, e iniziato quello avanzato sopra Gallarate. Lezione su XQuery con gente che capiva cosa ci si può fare. Lento viaggio a Genova leggendo Busi, Progetto Grafico e Alfabeta2. Dormendo anche e sognando solo un po'.
013013 Ho finalmente finito di vedere Fino alla fine del mondo - la trilogia. Quattro ore e quaranta in tre dvd. Immaginatevi una frase sarcastica ai danni di Wim Mertens e fingiate che l'abbia scritta.
012713 Il mio prossimo ebook sarà un gioco marinaro.
011713 Ho ricevuto una lunga mail di Carlo Cinato, il quale, parlando di un mio mio romanzo manoscritto e confrontandolo con la mia hypertext fiction Chi ha ucciso David Crane?, solleva un tema importante, ovvero la maggiore o minore facilità che può incontrare uno scrittore nel comporre una narrazione interattiva rispetto ad una tradizionale. La sua tesi è che il mio romanzo tradizionale sia più funzionale della mia hypertext fiction, e si chiede (e mi chiede) se questa disparità sia un caso o se effettivamente la narrativa ipertestuale per sua natura non possa raggiungere gli stessi standard della narrativa tradizionale. Ho risposto a Carlo, dilungandomi sulla diversa stesura dei due testi, ma entrando poi nel cuore del problema. D'accordo con Carlo, riporto la sua domanda e la mia risposta.
Ciao Fabrizio,
sto per scriverti qualche considerazione. Ho iniziato a leggere il Forchincastro, sono a circa un terzo, e penso di poterti dire una cosa, indipendentemente da come procederà la storia.
Potrebbe essere un caso, potrebbe semplicemente esserti venuto meglio questo racconto, ma ho trovato la tua scrittura molto più fluida e coinvolgente nel forchincastro piuttosto che in David Crane.
Potrebbe essere un caso, appunto, o potrebbe essere una cosa che temo: che la struttura dei romanzi ipertestuali non solo distragga il lettore, ma distragga anche lo scrittore. Con un romanzo ipertestuale bisogna definire una griglia dove ingabbiare la storia, spezzettarlo in brandelli significativi, pensare a incroci che magari verranno attraversati raramente. Tutto ciò potrebbe fare sì che lo scrittore non si concentri nella scrittura e nella resa della storia, ma perda energie preziose in tutti questi rivoli.
Il problema è che poi il lettore, se non si lascia distrarre da tutta l'infrastruttura e si concentri sulla storia e sulla scrittura scopra che è impoverita rispetto alle capacità dello scrittore.
Ti dico ciò perché ritengo che il forchincastro sia scritto molto meglio di Crane, molto più compatto, più teso, senza fronzoli e con un linguaggio molto più interessante (a parte il fatto che il personaggio narratore sia un ignorante quando parla con gli altri personaggi e usi parole forbite quando narra la propria storia, ma noi grandi scrittori facciamo anche queste cose).
Ecco, non abbiamo ancora una grande statistica di romanzi ipertestuali, ma non escludiamo che sia così difficile scriverne uno bene che devi essere dal punto di vista letterario Proust per scrivere un racconto ipertestuale che abbia come risultato il livello di un racconto normale scritto da Carlo Cinato.
Hai anche tu un timore del genere o non hai visto differenze qualitative tra testi e ipertesti scritti dalla medesima persona?
Ciao,
c
Caro Carlo,
c'è una grossa differenza di fondo tra i due testi, anche come storia: ho iniziato a scrivere forchincastro nel 1997 e l'ho finita nel 2009. Ha avuto numerosissime stesure e riscritture ed è nata per dimostrare a me stesso che, oltre che ai libri sperimentali, ero capace di scrivere anche un romanzo costruito in modo tale da far arrivare il lettore fino alla fine. È scorrevole perché ho lavorato davvero molto perché fosse scorrevole e - come tu mi sottolinei - avrebbe ancora bisogno di pulizia per il linguaggio. Fai conto che è un romanzo che ha inglobato al suo interno anche una interactive fiction: la parte in cui la ragazza fa il test al protagonista, a mo' di gioco di ruolo, è presa da una interactive fiction che avevo interrotto attorno al 2006 (la quarantena).
Chi ha ucciso DC ha avuto una vicenda editoriale più incasinata. È stato scritto in un tempo più breve, tre anni circa, ha avuto tre stesure significative e dopo la seconda avevo già firmato un contratto per pubblicarlo. Era un romanzo che non doveva affabulare il lettore per farlo arrivare alla fine, anzi, era un testo postmodernista costruito come una scatola di giochi per bambini. La collana poi è stata chiusa e il testo è stato dissezionato: due terzi sono diventati l'hypertext fiction e un terzo un libro di carta uscito lo stesso anno per un altra casa editrice. Il lavoro sulla versione ebook è stato fatto a cuore aperto, riprendendo anche i materiali scartati. Le parti aggiunte in puro stile interactive fiction, come il labirinto, sono state scritte pochi mesi prima dell'uscita in ebook.
L'ho scritto peggio? L'ho scritto molto diversamente perché la sua natura è diversa da quella delle forchincastro. Il solo fatto di poterlo dissezionare e farne testi diversi rivela la natura atomica del racconto, che è frammentato in frazioni composte. Per farti un esempio significativo: mentre nelle forchincastro ho tagliato e tagliato, in Chi ha ucciso David Crane, sono andato a riprendermi i pezzi scartati in fase di editing e li ho rimessi dentro l'ebook (ad esempio tutta la lunga parte sul carrom). Perché non avevo più l'ansia di perdermi il lettore per strada, perché le strade le poteva scegliere lui.
Questo perché, ed è qui il cuore della risposta, il meccanismo di interazione con il lettore è diverso. Dirò di più: il lettore che mi aspetto dai due testi è diverso. È più difficile scrivere un romanzo interattivo rispetto ad uno normale? No, a meno che non ci si aspetti che un romanzo interattivo debba appagare le stesse aspettative di un romanzo tradizionale. Cercare di avere gli stessi meccanismi affabulatori del romanzo tradizionale in un hypertxt fiction è una falsa speranza, perché la stessa natura del testo impedisce il crearsi di ansie, aspettative, immedesimazioni del romanzo classico.
Ma si creano altre chimiche che vanno ad appagare altri gusti e altre aspettative.
Faccio un esempio.
Parlando di un testo che mi era capitato fra le mani qualche giorno fa: Tre tristi tigri di Cabrera Infante Guillermo. Libro di carta, ma fondamentalmente ipertestuale: ogni capitolo è narrato da un personaggio che non si sa chi sia, i tempi si incrociano, i personaggi anche, divagazioni, episodi in cui non si sa chi stia compiendo l'azione e il cui seguito a volte semplicemente non c'è. Verso la fine, un personaggio racconta e dice qualcosa del tipo, "poi mi raccontò cosa era successo, il racconto lo trovate a pagina 53". Un link che rimanda indietro di 400 pagine ad un episodio che – solo in quel momento – viene viene visto in nuova luce e di cui si viene a scoprire il protagonista e l'incasellamento nel romanzo. Eccetera.
Bene. Quel libro non era incentrato sulla storia
, non era appassionante, non era coinvolgente. Era una fatica. Era un bailamme di cose che ogni tanto, per fortuna, si riusciva ad incasellare.
Era forse più brutto di un qualunque romanzo classico? Proseguivo per masochismo?
No, proseguivo perché godevo, una parte di me veniva sollecitata dal gioco di entrare nel meccanismo intellettuale di chi lo aveva scritto, nella sorpresa della sua scrittura che mi richiedeva una partecipazione che non era solo estatica e passiva.
Io non credo che sia necessario un Proust (e se ci fosse scriverebbe Cuore à la coque, mi spiace) per fare narrazioni interattive, credo piuttosto che non sia ancora chiara la gamma delle possibilità della narrazione interattiva e che non si sia capito appieno il diverso grado di rapporto con il materiale della narrazione.
Ad esempio io non credo che l'hypertext fiction sia un genere superiore al romanzo classico o che possa sostituirlo, perché sono due cose radicalmente diverse.
Il fatto che le si confonda dipende anche dal fatto che - per fare narrazione interattiva oggi - si utilizzano una serie di strumenti che puzzano ancora di carta e di romanzo. E quindi nasce facilmente un confronto che però è di pura superficie.
Tanto dovevo.
011413 Ho finito di leggere La trama del matrimonio di Jeffrey Eugenides, ePub Mondadori che ho convertito in pdf piccolo per poterlo leggere su iLiad. In meno di un mese ho letto più di milleduecento pagine di romanzi su e-ink, era parecchio che non mi prendevo il lusso di leggere così tanta narrativa.
Leggere romanzi, specie un romanzo avvolgente come La trama del matrimonio, dà una certa ebbrezza. Man mano che il romanzo ingrana inizi a provare dipendenza dalla storia, a farla entrare nella tua vita come se fosse una specie di appendice. Ci troviamo così bene con il virtuale di internet perché il romanzo è sempre stato un altro grado di virtuale in cui si poteva navigare. Leggere romanzi ha a che fare con l'assuefazione e con la droga, è una specie di benefica droga che attutisce il reale, lo rende molliccio. Ti succedono delle cose, nella vita reale, e ti sembrano meno importanti perché le consideri con il filtro del romanzo che stai leggendo. La tua vita potrebbe essere un romanzo, e questa è una profonda consolazione, sia perché hai l'illusione che qualcuno potrebbe avere interesse a leggere il romanzo della tua vita, sia perché ad aiutarti a vivere ci sono le esperienze che stai vivendo nell'altro romanzo. Patologicamente, puoi essere felice di avere due vite, in due romanzi diversi che si attraversano.
Hai sempre l'illusione di poter cambiare la tua vita: basta aprire il romanzo per trovarsi davanti ad un avatar che sbaglia per te, cambia per te, vince per te. E come lo ha fatto lui nel romanzo, puoi farlo tu nella tua vita.
C'è da dire che poi il romanzo finisce, mentre tu devi continuare.
Altra notazione tecnica di questa lettura in digitale: lo schermo e-ink otto pollici di iLiad era perfetto per leggere. La dimensione perfetta. Altra notazione: leggere milleducento pagine con alcune grosse righe nere che attraversano lo schermo, perché hai lo schermo rotto e la ditta che produceva il tuo e-reader è fallita, ecco, ti rende salvo dall'entusiasmo tecnologico a tutti i costi. Ti ricorda che polvere elettricamente sollecitata sei, e polvere tornerai.
010813 Questa cosa di essere felice sapendo che passerò il 2013 ascoltando nuove canzoni di Prince e David Bowie non so se più adolescenziale o senile.
010113 Ho terminato ieri sera di leggere Player One. È un romanzo interessante, pieno di difetti, che mi ha dato molto da pensare:
L'impressione finale è che gli anni ottanta, siano difficili da manipolare e da raccontare, non solo in Italia. Non mi stupisce leggere romanzi scritti da gente della mia generazione ambientati tra i partigiani o negli anni sessanta, ma è difficile scrivere qualcosa che parli di un decennio in cui ci è stato dato di tutto da mangiare e che non abbiamo la stomaco di vomitare per bene.
L'edizione ebook ISBN aveva più refusi di quello che sperassi. Li ho segnati tutti e glieli manderò, mi spiace che una casa editrice che fa testi così interessanti scivoli anche lei nella produzione digitale figlia minore di quella cartacea.
Un'ultima riflessione, questa tutta personale: leggendo Player One non ho potuto non confrontarlo con il mio Chi ha ucciso David Crane?. Alla fine ho pensato che, globalizzazione per globalizzazione, bisognerebbe farlo leggere agli americani e mostrare lo specchio non conformato del loro immaginario collettivo, quello almeno che ho vissuto io.
Ne parlerò con il mio editore.
301212 A pagina 180 il problema di Player One è che è uno strepitoso romanzo sugli anni ottanta scritto per chi è cresciuto negli anni ottanta, ma con uno stile da romanzo per teen-ager. E io non lo sono più dagli anni ottanta. La cosa impressionante è comunque riconoscersi perfettamente nell'immaginario collettivo americano descritto dallo scrittore. La mia cultura popolare è stata progettata oltreoceano.
291212 Ho iniziato a leggere Player One di Ernest Cline [vedi qua che ne dice il sito di ISBN]. Ho preso l'ebook, l'ho aperto e scardinato per farne un pdf per il mio iLiad. Sono a un sesto circa e devo dire che è un ottimo sparatutto narrativo.
Ho anche, Dio mi benedica, iniziato a giochicchiare con Arduino. Capisco di entrare in un mondo (quello dell'elettronica) di cui so troppo poco, ma riesco ugualmente a fare qualcosa. Trovo affascinante in particolare la connessione seriale, con cui posso dare comandi alla scheda (per accendere - per ora - i soliti led), o al contrario per fare arrivare stringhe alla finestra terminale del computer.
Ma ho anche altro da fare: dalla mia BBS preferita mi hanno appena suggerito di mettermi a studiare ElementTree.
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Nel Log ho parlato di queste cose.